Maël - Nati Prima

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- Maël -

Ciao a tutti, io sono Maël e la mia storia in confronto a molte altre è davvero molto semplice, ma in qualche modo mi sento di volerla condividere con voi perché anche se per poco tempo( per fortuna!!!) ho fatto parte anche io del micro mondo della Tin.
Sono stato una sorpresa fin da subito perché alla mia mamma hanno sempre detto che a causa della sua malformazione uterina non sarebbe forse riuscita a restare incinta e figuriamoci a portare avanti una gravidanza, eppure io ho deciso che lei sarebbe stata la mia mamma e Matteo il mio papà, così mi sono fatto spazio nel suo pancino e ho deciso di restarci a tutti i costi! Tra la malformazione uterina, la pressione alta e una precedente trombosi la mia mamma è subito stata presa in carico dal GAR e già dalle prime visite e i primi esami le hanno comunicato un’elevata probabilità di parto pre termine. Contro ogni previsione la gravidanza procede bene. Ad un certo punto però la mia crescita rallenta bruscamente, la mia mamma e il mio papà non sono tanto preoccupati, in fondo anche loro non sono tanto grandi. La mia mamma mi parla, mi canta delle canzoni e tutte le mattine mi culla con le sue camminate, mangia sano, sta attenta alla sua pressione e a non mettere su tanto peso ma niente... io cresco si, ma molto lentamente. Un bel giorno mentre la mamma è al lavoro io sono stufo di sentire tutte quelle telefonate, i numeri delle fatture e le dita che battono sulla tastiera così inizio a farmi sentire, forte, sempre più forte tanto che la mamma si preoccupa di questa novità e si reca in ospedale convinta che dopo un’ecografia e un tracciato saremmo tornati a casa da papà... e invece no... i medici parlano di minaccia di parto pre termine e decidono di tenerci lì con loro per qualche giorno, di fare le punture di cortisone alla mamma per aiutare i miei polmoncini e convincermi a restare ancora un po’ al calduccio nella pancia. Dopo qualche giorno salutiamo tutti e torniamo felici a casa dove c’è un gran da fare, bisogna ancora preparare la valigia, la mia cameretta, sistemare il passeggino.... la mamma cerca di farsi vedere tranquilla ma io lo so, lo sento che è nervosa, in piena notte si alza e fa di tutto, pulisce, cucina, scrive una lista dopo l’altra... dopo qualche settimana alla mamma viene la febbre alta , poi la temperatura cala bruscamente... uffi cos’è questo trambusto???seconda minaccia di parto pre termine, si torna in ospedale e si ricomincia con il cortisone per i miei polmoncini, siamo alla 34 esima settimana è ancora presto per uscire a conoscere il mondo e io devo ancora crescere e farmi forte ma sono anche un po’ dispettoso e decido di restare con la testolina bene in alto, vogliono tutti che mi giri ma io voglio restare con l’orecchio vicino al cuore della mia mamma. Ancora una volta si torna a casa da papà che è tutto felice di averci di nuovo lì con lui. L’11 dicembre andiamo a fare la solita visita settimanale e niente,la dottoressa dice alla mia mamma e al mio papà che proprio non ne voglio sapere né di crescere ancora né di girarmi e che quindi è necessario farmi nascere... dopodomani dicono!!! Che trambusto... papà e mamma chiamano i parenti per dare la notizia e per organizzare l’arrivo dei nonni e dello zio che vivono lontani. Sono due giorni strani, sento tanto movimento in casa, la mamma piange spesso perché il cesareo proprio non lo voleva, si era sempre immaginata un parto naturale con il papà lì con lei a stringerle la mano e a darle forza e sostegno, si chiede se avrebbe potuto o dovuto fare qualcosa di diverso durante la gravidanza per aiutarmi a crescere... io non voglio sentirla triste e allora mi muovo, mi muovo tanto e provo con tutte le mie forze a fare una capriola per farla felice ma proprio non ce la faccio. Arriva la mattina del 13 dicembre 2019 andiamo tutti in ospedale, preparano la mamma,lei e papà si scambiano un ultimo bacio e poi lei sparisce nel blocco operatorio.Qui fa freddo,ci sono tante voci che non riconosco, sento delle mani che toccano la pancia della mamma e mi disturbano, ma cosa vogliono questi qui? Poi mi sento afferrare e sollevare, una luce fortissima mi fa stringere gli occhi, fa freddo e non sono più nella mia comoda e calda piscina. Mi portano via in tutta fretta e io ho appena il tempo di intravvedere la mia mamma sdraiata con le braccia aperte e il viso coperto di lacrime( ma questa volta sono di gioia ne sono sicuro). Mi sistemano in un’incubatrice con un tubicino per aiutarmi a respirare e via verso il reparto di neonatologia... in corridoio incrocio il mio papà, i miei nonni e lo zio che sono tutti emozionati e mi scattano la mia prima foto. Una volta in Tin mi collegano a dei monitor , mi mettono nella termoculla e mi tengono d’occhio. Dopo un po’ arriva il mio papà tutto emozionato e spaventato, mi guarda, mi parla mi tranquillizza... ora va molto meglio ma... e la mia mamma? Perché lei non viene a trovarmi? Forse non le piaccio con questo tubo attaccato al mio nasino? Allora mi sforzo così me lo tolgono in fretta! Devo aspettare tutto il pomeriggio,la notte e tutta la mattina seguente prima di vederla finalmente comparire piegata in due per il male del taglio cesareo ma con il sorriso più grande e dolce del mondo. Eccomi tra le sue braccia, sento di nuovo il suo cuore e la sua voce. Da quel momento la mamma e il papà vengono a trovarmi e stanno con me tutto il tempo che possono, imparano a farmi il bagnetto, a staccarmi e attaccarmi i cavetti che mi collegano ai monitor e soprattutto mi fanno tante coccole! Le ostetriche,le infermiere e i medici qui in Tin sono davvero bravi e simpatici ma io voglio andare a casa con la mia mamma e il mio papà e allora mi impegno, mi impegno ad attaccarmi al seno della mamma, a mangiare sempre un po’ di più finché finalmente il 18 dicembre ci dicono che possiamo andare! Che bello! La mamma mi veste per l’occasione con una tutina nuova di zecca, ci staremmo dentro anche in due ma pazienza, secondo lei sono bellissimo lo stesso. Salutiamo tutti e finalmente andiamo a casa per iniziare la nostra nuova vita insieme! Come dicevo all’inizio la mia non è una storia poi così particolare, ma posso dire con orgoglio di aver dato la gioia più grande alla mia mamma e al mio papà nonostante le probabilità e le speranze che le cose andassero così fossero poche!  

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